piusm
Mi passi il sale?
Categories: Albese medio

Può diventare cinicamente
demistificante far uso della nebula mediatica fattasi attorno al caso
del nonno che dalla scatola nera ha propinato la tradizionale
modalità di cucina del gatto.

 

 

 

 

Il pensiero ai gattofili davanti alla
ricetta del Bigazzi, un fremito lungo la schiena, uno sguardo dolce e
rassicurante al felino di casa (a te non succederà mai), uno
struscio sul polpaccio con annesse fusa, ed un nuovo morso alla
bistecca da 0,60 (perchè un’occhio alla spesa non manca mai).

 

A chi non vede carni (e derivati) nella
propria dieta, una lampadina si sarà accesa.

 

Sembra che gli onnivori che annoverino
tra i “propri” animali domestici i gatti siano in molti. E
stupirsi della potenziale crudeltà verso un animale che siamo soliti
accarezzare e con il quale interagiamo e scambiamo affetto, per un
onnivoro, è quanto meno contraddittorio.

 

…Non ho ancora capito di cosa si
parla…

 

Accarezzare il gatto mordendo la
bistecca, sta chiuso nei gesti il fardello culturale antropocentrico,
che dal morso della mela (eva.. quella stronza…) ci portiamo dietro
come la croce del successivo cristo (idem).

 

Alcuni animali, abbiamo nella storia
elaborato si addicessero meglio alla compagnia, altri a trascinare
attrezzi, altri a farci divertire, altri a vestirci, altri ancora a
farci assumere proteine in quantità. Ad ognuno abbiamo prontamente
distribuito il suo ruolo e proporzionalmente spalmato dosi differenti
di qualità e quantità dell’interazione con essi.

 

Teniamo animali domestici come Pascià,
forniti di spazi, cibo, coccole. Altri li incateniamo, frustiamo,
carichiamo su luridi camion, addestriamo e trasportiamo agli antipodi
dei loro habitat. Altri li alleviamo in gabbiette, li uccidiamo e
scuoiamo. Altri ancora li contiamo con numeri pinzati all’orecchio,
li teniamo reclusi in spazi larvali, li ingrassiamo, li droghiamo, li
bastoniamo, ne prendiamo il latte o le uova, li uccidiamo, li
facciamo a pezzi ed in fine ce ne cibiamo.

 

Noi scesi e mandati da dio (…) a
governare la terra selvaggia pulsante di necessità dell’ordine.

 

…Forse ci sono…

 

Noi che alto teniamo lo scettro del
potere sull’essere inferiore, scettro che cambiando di mano cambia di
utilizzo.

Nelle mani del razzista lo scettro
diventa il dito che punta al diverso, la razza inferiore, nemica.

Nelle mani del sessista diventa la
risata della donnaccia o del macho, che sproloquiano della puttana,
la donna inferiore, la lesbica, il frocio, il transessuale, il
travestito.

Nelle mani del governo diventa il
bastone per azzittire il governato.

Autorità insomma, di questo si tratta.

 

Nel caso del rapporto uomo/animale
sopra descritto lo scettro è nelle mani dello specista, che sceglie
le destinazioni d’uso in base alla specie d’appartenenza: il gatto lo
accarezzo, la tigre la sottometto e la faccio saltare nel cerchio
infuocato, col visone faccio la pelliccia per la moglie grassa coi
capelli tinti, la mucca, il salmone, il pollo, la lumaca, il coniglio
e molti altri andranno bene nel piatto.

 

Governo e governato. Padrone e schiavo.
Ordine ed esecuzione. Scalino sopra, scalino sotto.

 

Più la considerazione comune ritiene
inferiore un elemento x, più la massa si ritiene libera di abusarne.
Gli ebrei di hitler avrebbero di che parlare, i palestinesi di oggi
farebbero lo stesso parlando di Israele. I migranti odierni
scriveranno libri a nostro proposito. Gli esempi sono incontabili.

 

Rimane da decidere se ci piacciano o
meno gli scettri.

 

Traspare in ogni momento del vissuto,
l’autorità, in ogni occasione in ogni rapporto. Siamo al confronto
con essa in ogni istante non solo in riferimento al rapporto con
l’animale. Il buisnessman vegetariano offre spunti di grasse risate.
I campi su cui spaziare sembrano essere molteplici.

 

Non sarà certo una dieta vegetariana o
vegana a far cadere un sistema autoritario in tutte le sue sfumature,
può essere un piccolo passo di messa in discussione
nell’atomizzazione massificata del quotidiano occidente, le varianti
sono tante, spesso difficili da cogliere, smontare se stessi, la
propria cultura, la propria vita non è roba da niente, ma di merda
ne abbiamo fino nel collo.

 

Farsi scivolare tutto addosso può non
essere sempre la strada migliore.

 

 

 

Fonti: I personaggi eva, cristo e dio
sono estratti da una storiella di fantasia ai più conosciuta.

 

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