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Luoghi di culto: il Super-Mercato
Categories: Albese medio

Inscatolato, imbustato,
confezionato in atmosfera protettiva, impacchettato, condizionato,
voluto. esposto il cervello dell’uomo. Il Grande Supermercato è la
sua dimensione di realizzazione e di consumo. Un artificio che
snaturando tutto crea una natura artificiale fatta di cose,
autosufficiente, dove in circoli chiusi esiste il desiderio e
l’oggetto del desiderio, dove tutto è a portata di mano e nessuno
è chiamato a produrre ma solo a consumare. Un’abbondanza che è
panacea, riempimento di spazi e tempi fisici e mentali, nepente,
grande spettacolo per gli occhi. Va in scena il potere della
produttività capitalista, si allena una finta capacità di scegliere
durante il viaggio ipnotico fra le corsie che lobotomizzano lungo le
fasi della vita in progressione successiva la bimba piccola, la
bulletta a vita bassa, l’operatrice di call-center poi casalinga
con bimba piccola al seguito, come, lungo le stagioni della vita il
bimbo, poi precario senza garanzie, poi stempiato panzone con le
transaminasi molto alte, poi il vecchio cadaverico biascicante.

 

L’evoluzione del
Supermercato è la discarica. Molta della roba che viene venduta è
già spazzatura sugli scaffali. Molta parte della roba che sta sugli
scaffali diventerà spazzatura vera e propria andando a gonfiare
mostruose putrescenti discariche.

 

Il Supermercato è un
girone dove esseri in pena riempiono il vuoto del loro curricolo con
il senso seriale degli oggetti di
largo consumo. Poteva funzionare all’inizio come novità e
cambiamento di vita. Ma un desiderio a briglia sciolta brucia tutto
velocemente. Il consumo passa da attività che da piacere e
soddisfazione a sfogo aggressivo.

 

Il Supermarket è un
labirinto intestinale dove si scoprono gli oggetti magici della
televisione, ultimo spazio sociale nelle sue versioni elefantiache, i
centri commerciali in cui si sacrifica un tempo libero cui si
attribuisce scarsissimo valore, anzi va ammazzato poiché dà pena.

 

 

 

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