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Il centro di Abla
Categories: Alba, Albese medio

Una
processione purgatoriale, miracolosa, che sembra dare un senso al non
senso. Avanti e ndrè, ndrè e avanti. Tipo cortile del manicomio. In
coppia, con prole, da soli basta che ci sia risacca a levigare il
porfido, a lumare le belle luci del desiderio in vetrina. Spirituale
e ultraterrena passeggiata a colmare di nulla il nulla delle
domeniche pomeriggio. Eppure è così che va, a maturare a fondo. A
pensarci dove cazzo dovrebbero andare a sbattere la testa questi
crasti che lavorano ben bene a rincoglionirsi tutta la settimana e
sfiniti e privi di midollo si vengono a incolonnare qui, praticamente
mica più del tutto vivi? Levitano leggeri come brandelli, ma grassi
di carne e pastasciutte. E’ vita di falena questa di chi viene
attratto fatalmente dalle luci. Sbatti e ribatti fino a che cadi a
terra stecchito. Un circo messo su apposta per vendere roba (e farsi
ricchi) ai ricchi che spolpano facendo lavorare quelli che sognano di
vivere come i suddetti ricchi. E avanti popolo. Pronti a ristupirsi
per l’ovvio più ovvio: “Guarda, le scarpe!”, “Guarda, il
cappotto!”, “Guarda lì, una cacata di cane!”, “Guarda che
sintu!”, “Uh, guarda quanto costa quel gioiello!”. Un delirio
visivo. Una piccola sbronza collettiva di sogni. Sicuramente
piacevole.

Più
naturale sarebbe mettersi intorno a un falò e suonare un tamburo.
Più costruttivo. Eppure ecco l’apice della società occidentale.
Mica solo ad Abla è così, più o meno in ogni posto del mondo
libero, meno o più selvaggiamente. E’ il sogno ammerigano, baby!
Si sentono a posto perché lavorano ma una massa di fannulloni così
non si era mai vista. Incapaci di lavorare su se stessi, sulla
propria coscienza e consapevolezza. Nessuno glielo chiede. Non sono
abituati. Non il governo che li vuole così, né i tutori del suo
ordine. Così ognuno è un piccolo aborto che cammina, -che si vive e
respira, ma non vive perché non è mai nato.

Chi
devia dal senso comune va con le sue gambe al manicomio.

In
assenza di spazi sociali. In mancanza di proposte culturali. Nel
vuoto pneumatico e nell’afonia di chi dovrebbe occuparsi di educare
l’età adulta, ossia di coltivare e tirare fuori il meglio delle
persone.

Compratevi
qualcosa, dicono, è il senso della vita. Immaginate di comprarvi
qualche cosa. Ma il modo per tirarvi fuori da questo incubo
confortevole non ve lo potete comperare.

 

La vita
culturale.
 

A
differenza di quella della sfortunata gemella Abla (chiusa, stanca,
vecchia, depressa, asfittica…), la vita culturale di Alba è
effervescente come una coppa di Asti spumante. Il Comune, che
evidentemente sa quello che fa invece di abbozzare barcamenandosi
preso in un sacco, ha un progetto culturale, sostiene financo la
sperimentazione nel teatro nella letteratura nelle performances nelle
arti visive. Conscio del fatto che la popolazione, fra lavoro e
triboli, tende a sedersi e a chiudersi in casa passiva, cerca di
estendere le anime con iniziative culturali coraggiose. Il tutto a
basso costo grazie a molti creativi e volenterosi, che giungono anche
da fuori. Non foss’altro per il fatto che “fatti non fossimo
(solo) a viver come bruti”, ossia fare cioccolatini al liquore e
maglioni, “ma per seguir virtute e canoscenza.” Oltre alla mania
medioevalista, che contraddistingue la vicina Abla (dove a una data
data tutti rivestono i panni di podestà, dame, servi e padroni,
“uomini in calzamaglia”, un gran guazzabuglio bipartisan dove
trovano anche posto il pazzo, la strega, lo storpio etc.rà, un anno
c’era anche una ghigliottina, certo, si, son cose che de-capitano:
interessante il fatto di come le facce reggano il costume e
viceversa, ma bisognerebbe parlare di metastoria, e non è luogo né
tempo), c’è una visione culturale matura ed ampia che comprende si
il folclore ma che riesce a smarcarsi da esso pur non cancellandolo.
E allora ecco che si crea un circolo virtuoso che tra le altre cose
attrae un turismo di qualità e permanenza.


Esiste in città un luogo dove è possibile avere una vita notturna
evitando disturbo a chi non lo gradisce. Al pari di Lisbona,
Barcellona, Genova la cosa funziona ed è una risorsa. Lasciandosi
alle spalle il provincialismo pacchiano dei locali sfigati che se la
tirano da esclusivi grazie a selezioni all’ingresso e tavoli
riservati da yuppismo mummificato, i lounge bar dove una birra costa
5 euro, le sieges longues di bar pretenziosi che pretendevano con i
loro dehors anche di invadere gran parte del suolo pubblico, ma pure
gli oratori e i circoli di parrocchia dove il clero cercava di tenere
sotto le sue spesse cotte i giovani in una pelosa oscurità, -Alba,
pur non avendo un’università, è riuscita a far crescere
un’offerta di locali di alto livello qualitativo dove la varietà
dell’offerta garantisce molto bene un divertimento ad un prezzo
corretto. Tutto ciò non sarebbe stato neanche immaginabile senza
l’apertura mentale delle vecchie generazioni e la loro tolleranza e
disponibilità verso le nuove bisognose di incontrarsi e di sentirsi
libere la notte, gaudendo come tutti, come tutte, da sempre, in
quanto giovani.

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