Il verde, la natura, i parchi:
inesistenti. Qualche fazzoletto, pochi metri quadri qua e là nei
quartieri, -fazzoletto piccolo e spesso sporco, ritagliato fra
parcheggi, palazzi, strade trafficate, scappamenti. Un foulard a San
Cassiano. Il prato della “Zona H”. E il Parco Tanaro, metà campo
di allenamento per uno sport sociale e popolare come il golf, metà
spoglio e intisichito, presto verrà abbracciato dal terzo ponte sul
Tanaro e dalla relativa strada di collegamento, che sarà come
togliergli il panorama verso la parte libera delle rocche e privarlo
quindi di quel poco di interessante che aveva, cacciando per giunta
col disturbo del traffico gli aironi e gli altri uccelli di fiume.
Può dirsi che la città è immersa nel verde delle colline e tanto
basta. Ma che natura è quela delle vigne che monopolizzano i
versanti? Mica si può andare a passare la domenica in una vigna.
Oltre ad essere in alcune parti dell’anno un posto tossico, a causa
di insetticidi, diserbanti e anticrittogamici, -è proprietà privata
e non da ombra. Facciamo quindi prima a parlare del verde che non
c’è.

Ecco: Alba, Italia. Il parco pubblico “Scuola
di Francoforte”. Gran fortuna hanno i cittadini albesi a potersi
distinguere da quelli delle altre città per questo piccolo miracolo
di rispetto e di lungimirante attenzione urbanistica. Il parco
pubblico “Scuola di Francoforte” è il miglior biglietto da
visita per la capitale delle Langhe, e la cittadinanza è attaccata a
questo suo gioiello come ai suoi più pregiati monumenti medioevali.
Al di fuori dell’anello storico ma vicino ad esso, e più
precisamente di fianco, verso la langa del Barolo, con i suoi cinque
ettari è un autentico polmone verde che instancabilmente ripulisce
l’aria cittadina. Bisogna pure rilevare che sinusoidalmente vengono
portati attacchi alla zona da costruttori e dalle loro lobbyes
politiche. Ma da sempre la sensibile popolazione albese si è opposta
come un sol uomo difendendo quella che vuole essere per i nuovi
cittadini che vengono a nascere in città un’eredità per la loro
vita e un’educazione all’amore per la natura e quindi per
un’esistenza di qualità. In effetti il rischio di veder
risucchiato il proprio verde in una spirale senza fine di
proliferazioni fungine di quartieri dormitorio, magari con volumetrie
e coperture esteticamente impattanti (per esempio edifici, molti,
intruppati stretti stretti, alti sei piani e con il tetto azzurro, o
un palazzone per ricchi che svetta prepotente in una zona lungo la
ferrovia di casette basse…), è come un monito visibile nella
vicina Abla, sfortunata gemella confinante, che ha sciupato la
propria superficie consumandola voracemente e caoticamente.

Ma
descriviamo ora il parco pubblico “Scuola di Francoforte”. Ospita
una foresta planiziale dalle fitte ombre, con essenze tipiche della
pianura padana ma anche conifere, che verdeggiano negli inverni
nevosi. Prati, radure, un laghetto nel mezzo, fontane, percorsi
curati. Grandi querce secolari. Ospita un ristorante e una sala da
ballo, oltre che impianti sportivi e ricreativi, un gran parco
giochi per bambini. Un maneggio con annessa una fattoria didattica.
Il museo Pinot Gallizio richiama turismo di qualità e permanenza
anche d’estate. Vi sono inoltre un asilo nido e, proprio nel
centro, un ostello della gioventù. Le costruzioni sono in pietra e
legno, organicamente legate al parco. E’ soprattutto l’ombra profonda e
la frescura ciò a cui maggiormente sono affezionati gli albesi alle
prese da sempre con estati molto afose dato il posizionamento della
città in una conca naturale. “Troppo lavoro e nessun trastullo
resero Giacomo un grullo”: un delirio lavorativo unito a una scarsa
cultura e a un’inesistente sensibilità ambientale hanno
contraddistinto molte parti dell’Italia del nord. Il parco pubblico
di Alba ha resistito alle motoseghe dei desertifica tori del
territorio (piantatori di vigne, capanno nari, palazzinari e altri
mostri d’oriente) e ci auguriamo per il bene di tutti che resista
altri cento o mille anni.